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domenica 21 dicembre 2025

Il solstizio d’inverno di Galileo Ferraresi

 

Il solstizio d’inverno

 

   Il 21 dicembre è la data del solstizio d’inverno, un evento astronomico, climatico e religioso.

 

   La terra ruota attorno al sole descrivendo un’orbita ellittica e in questa data si trova nel punto dell’orbita più vicino al sole (perielio). Siccome l’asse della terra non è perpendicolare all’orbita ma è inclinato di circa 23° e mezzo, in questo giorno i raggi del sole sono perpendicolari al tropico del capricorno e illuminano tutto il Polo Sud mentre nell’emisfero nord, a nord del circolo polare artico, non si vede il sole.

   La variazione della durata del dì e della notte, che nell’area mediterranea è sentita ma non modifica particolarmente la vita degli abitanti, più ci si dirige verso nord più è sentita fino al punto in cui, a circa 23° e mezzo di latitudine nord: il 20 dicembre compare all’orizzonte per un istante un punto luminoso, il 21 non compare nulla e non c’è dì, il 22 dicembre torna a comparire il punto luminoso. Da qui il termine “solstizio” (sol e sistere, “arrestarsi”), il sole smette di abbassarsi nel cielo e sembra fermarsi prima di riprendere la sua risalita.

 

  Fin qui siamo nel mondo dell’astronomia, ma il 21 dicembre è anche il giorno in cui si è deciso che termina l’autunno ed inizia l’inverno, la stagione fredda dell’anno, che terminerà il 21 marzo con l’equinozio di primavera quando in tutta la terra il dì e la notte sono lunghi esattamente 12 ore.

 

   Per i popoli antichi, molto più legati agli eventi astronomici e naturali di quanto siamo noi oggi, il solstizio d’inverno era un evento importantissimo ed era atteso con ansia: ogni giorno la durata del sole diminuiva, come mai? E se non tornava ad aumentare come avrebbero potuto vivere? Da queste paure derivano una serie di usanze, riti, consuetudini scaramantiche e modi di dire che perdurano ancor oggi.

 

   Di certo già 6.000 anni fa i sumeri avevano calcolato che il sole ruotava attorno alla terra compiendo un cerchio pari a “360 chicchi d’orzo”, la loro unità di misura degli angoli, ma avevano anche calcolato che, per percorrere tutti i 360 chicchi d’orzo il sole impiegava 365 giorni e circa sei ore. Per sistemare le differenze tra i 360 gradi (diremmo noi) e i 365 giorni decisero che l’anno sarebbe terminato con il solstizio d’inverno cui sarebbero seguiti 5 giorni, detti giorni che non esistono durante i quali si stava in casa, non si usciva all’aperto e non si lavorava, e il sesto giorno iniziava il nuovo anno composta di 12 mesi di 30 giorni. Preme far notare che la stessa conoscenza, la stessa divisione dell’anno e lo stesso nome dedicato ai cinque giorni “che non esistono” lo troviamo anche negli imperi mesopotamici, in alcune popolazioni della Papua Nuova Guinea e tra i maya, aztechi, toltechi e zapotechi in America centrale.

 

   Quando Gaius Julius Caesar conquistò l’Egitto non portò a Roma solo Cleopatra ma anche Sosigene, l’astronomo di corte egizio. Nella sua qualità di Pontefice Massimo Cesare ordinò a Sosigene di sistemare il calendario romano, che era un guazzabuglio che non sto a descrivere. In onore di Cesare il nuovo calendario fu chiamato Giuliano e prevedeva un anno di 365 giorni divisi in 12 mesi di 30 o 31 giorni cui ogni quattro anni si aggiungeva un giorno da inserire alla fine del mese di febbraio che passava da 28 a 29 giorni.

   Per i primi secoli tutto andò bene ma Sosigene aveva misurato la durata dell’anno solo in giorni e ore senza considerare i minuti e i secondi e così agli inizi del XVI secolo ci si rese conto che nei secoli le date ecclesiastiche non corrispondevano più agli eventi astronomici e si cercò di porvi rimedio riportando tutto ai tempi del Concilio di Nicea del 325.

   Per correggere l’errore accumulato Papa Gregorio XIII ordinò l’inserimento nel computo del calendario anche delle ore e dei minuti e che al 4 ottobre 1582 seguisse il 15 ottobre, con la sparizione di undici giorni. Il nuovo calendario, chiamato Giuliano, fu poi aggiustato leggermente nei secoli successivi ed è usato ancor oggi nei paesi cattolici, luterani ed evangelici.

   Nei paesi ortodossi si è continuato ad usare il calendario giuliano per cui si festeggia i Natale il 7 gennaio e la Rivoluzione d’ottobre avvenne… in novembre.

 

Saturnalia di Antoine Callet 1783

 

      Nell’antica Roma c’era la consuetudine di far terminare l’anno con la semina e con una serie di cinque giorni, detti Saturnalia, dedicati al dio Saturno (non a caso il lemma latino satus significa semina). Il dio Saturno, tradizionalmente legato al sole e con tendenze infernali, e il sole, scendevano nelle profondità della terra, nel regno del buio, nel mondo dei morti, per richiamarli in vita, alla luce, se eseguivano riti di fuoco e di luce e venivano accesi grandi falò per aiutare il sole a rinascere.

  

   I saturnali iniziavano col solstizio invernale e per cinque giorni tutto era sospeso, tutto era sottosopra e gli schiavi erano serviti dai padroni. Il quinto giorno si tornava alla normalità e, secondo la propria religione, ognuno festeggiava la rinascita della propria divinità: i seguaci di Zoroastro festeggiavano la nascita del loro dio, chi seguiva i culti egizi festeggiava la nascita di Horus, i seguaci di Mitra festeggiavano la nascita di Mitra, i seguaci del Sol Invictus festeggiavano il ritorno del sole mentre, dall’altra parte dell’oceano, gli Inca festeggiavano la nascita del loro dio Viracocha.

   Per non perdere un’occasione così ghiotta durante il IV secolo la chiesa decretò che il 25 dicembre era nato anche il loro dio, Gesù, e quel giorno divenne il Natale, ovvero il giorno in cui nacque. Per consolidare ulteriormente l’evento della nascita la chiesa decretò che esattamente nove mesi prima l’arcangelo Gabriele aveva informato Maria[1] dell’incarnazione avvenuta tramite lo Spirito Santo e quel giorno divenne il giorno dell’Annunciazione.

 

   L’avvento del cristianesimo come religione di stato provocò l’assorbimento da parte della chiesa di tutti i templi, i luoghi sacri, la date e le motivazioni delle antiche religioni, dette pagane (da pagus, ciò che sta al di fuori della città, delle campagne). Tra le migliaia di appropriazioni abbiamo anche la festa nordica della luce che si compiva durante il solstizio invernale e che fu soppiantata dal culto di una santa mai esistita, Santa Lucia, che, a causa della perdita degli 11 giorni comandata da Papa Gregorio, si vide anticipare la propria festività dal giorno del solstizio al 13 dicembre. A memoria di ciò nella tradizione si continua a dire che “Santa Lucia è la notte più lunga che ci sia”; in effetti lo fu, ora non lo è più.

 

Morozko (Nonno Gelo) e la figliastra - un'illustrazione per la fiaba "Morozko" per la raccolta "Racconti di una nonna russa"

 

   Sempre dai paesi nordici, che erano più colpiti dei romani dalla variazione della durata del dì e della notte, iniziò ad arrivare in Italia il rito dell’albero. Secondo le culture germaniche e norregne gli abeti e le conifere in genere sono alberi che mantengono la vitalità anche in pieno inverno e perciò sono considerati sacri e il verde è il colore della sacralità del solstizio invernale. Tutto ciò è durato fino a quando la Coca Cola decise di sfruttare il Natale a fini commerciali e, siccome il colore della Coca Cola non era il verde ma il rosso… cambiò il colore del Natale che da allora è rosso, compreso l’abito di Babbo Natale che, come quello degli gnomi e degli spiriti dei boschi, per mgliaia d’anni era sempre stato verde.

 

Alba Adriatica, Solstizio invernale 2025

 

Galileo Ferraresi

 

Breve Bibliografia

 

Burkert W., La religione greca, Jaca Book, Milano, 2010

Cardini F., I giorni del sacro, Utet, Torino, 2016

Corrias G.M., Dei e religione dell’antica Roma, Arkadia, Cagliari, 2015

Ferraresi G., La paura del Clima, Youcanprint, Lecce, 2022

Sabbatucci D. La religione di Roma antica: dal calendario festivo all’ordine cosmico, Il Saggiatore, Milano, 1988

 



[1] Nel Vangelo secondo Matteo l’angelo appare a Giuseppe per informarlo che la moglie vergine è incinta ma di tenerla ugualmente presso di sé. Secondo Luca invece l’angelo comparve nella casa di Maria per annunciarle la gravidanza.

 

 

21/12/’25

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